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Valentina Selene Medici
IL SILENZIO NELLA CASA
Se ne vanno….. /Un ultimo giro di chiave nella toppa /quasi a proteggere un gramo passato /e già sentono , che più non torneranno. /Alla curva lo sguardo volgono /verso la piccola casa in mezzo al bosco /e alle dure zolle avare di frutti /anche se intrise di abbondante sudore. /Già sono lontani, col cuore stretto /ma la mente aperta a nuove speranze. /Solo allora avanza il silenzio. /Lentamente entra, nella casa di pietre /insinuandosi nelle povere stanze /e in breve ne diventa sovrano. /Accetta solo la leggera polvere /che strato su strato tutto ricoprirà. /Così regnerà incontrastato e solenne /finchè verrà a disturbare la sua quiete /il rumore di frammenti di calcinacci /stanchi di ricoprire sassi squadrati. /Quando, dopo /costante lavoro /entrerà il vento, da tegole smosse/speranzoso si aggirerà ovunque, /cercando presenze scomparse. / Prima di uscire solleverà i fogli /di un calendario ormai ingiallito /appeso al muro eroso, scrostato /inutilmente, perché nella casa nel bosco
il tempo non ha avuto futuro.
E un’altra casa è chiusa. Un gesto, quello di girare per l’ultima volta la chiave nella toppa, ripetuto tante volte, nel secondo dopoguerra, nei paesini dell’alta Valceno. Un movimento sofferto sì, ma pieno di speranze. E nel piccolo villaggio di pietra (documentato nella “storica” istantanea di Flavio), cui si riferiscono gli stupendi versi di Valentina, colmi di emozioni, il silenzio, purtroppo, negli ultimi decenni, si è impossessato di quasi tutte le abitazioni. L’originale figura di un simile “sovrano” che ha per compagno solamente il vento, davvero ben rappresenta “il tempo che non ha avuto futuro” in questa parte dell’Appennino, troppo “avara di frutti”. E il tentativo di rianimarne la vita anche attraverso il turismo (vedi, ad esempio, l’apertura di diversi Bed and Breakfast) non ne ha sortito, finora, effetti. Ma anche questo sembra presagire, profeticamente, la poetessa.
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