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Valentina Selene Medici
SIMBOLO SUL PENNA
Passava le dita leggere del pensiero /sulle cicatrici profonde dell’anima. /Anima arida come il greto di un fiume /sotto il sole cocente d’Agosto. /Premeva forte i piedi sul terreno /dell’umido sentiero del Penna. /premeva per non scivolare o, forse, /per imprimere l’orme, gratuita violenza /per placare quell’immenso dolore. /Indifferente al creato /meditabonda, attonita, saliva /come spinta da forza oscura /che verso l’alto la portava. /Giunse su, alla cima del monte /dove un raggio di sole accecante /accendeva la Grande Croce. /Passò le dita leggere del pensiero /sulle cicatrici dell’anima /e le parvero meno profonde. /Timida, dalle labbra uscì una prece /e la sentì la voce degli angeli. /Lentamente piegò le ginocchia e si prostrò ai piedi del SIMBOLO.
E saliva, saliva… “indifferente al creato”, quale pellegrino sofferente, nel duro sentiero della vita, fino a raggiungere la vetta anelata! L’immenso dolore è acuito dal “sole cocente”, che, nella seconda parte della lirica, è visto, con tutt’altro significato, come “accecante”!
RispondiEliminaLe “cicatrici dell’anima”, originate da tanti affanni, delusioni e tribolazioni, si rimarginano solo con la fede, che puo’ esser raggiunta, mi pare di interpretare, alla fine di un cammino accidentato, spinti da una “forza” che porta “verso ‘alto”… un qualcosa che (come osava poetare il Manzoni) “il mondo irride, ma rapir non può”. Lo stato d’animo della protagonista, “meditabonda e attonita”, ben rappresenta chi e’ alla ricerca di qualcuno o qualcosa che possa lenire le angosce di questa “valle di lacrime”.
E la vetta del Monte Penna, con la Grande Croce e la statua della Madonna di San Marco, puo’ proprio, emblematicamente, rappresentare (questa è… solo una particolare lettura della stupenda lirica di Valentina!) come la fine di un percorso religioso. E le “cicatrici dell’anima”, che prima era “arida”, dopo la “prece”, parvero essere “meno profonde”!